LE MACCHINE R-X E IL FATTORE UMANO, UN’ESPERIENZA PERSONALE
LE MACCHINE R-X E IL FATTORE UMANO, UN’ESPERIENZA PERSONALE LE MACCHINE R-X E IL FATTORE UMANO, UN’ESPERIENZA PERSONALE LE MACCHINE R-X E IL FATTORE UMANO, UN’ESPERIENZA PERSONALE Giulia Di Cato (articolo pubblicato su Aviation Security Magazine 10 anni fa...è ancora attuale?)

LE MACCHINE R-X E IL FATTORE UMANO, UN’ESPERIENZA PERSONALE

Giulia Di Cato (articolo pubblicato su Aviation Security Magazine 10 anni fa...è ancora attuale?)

Ho lavorato in passato nella security di un vettore aereo americano. All’epoca avevo una conoscenza solo di base dei sistemi a raggi-x e soprattutto non li utilizzavo. Li usavo, o meglio chiedevo agli addetti della sicurezza dell’aeroporto in cui lavoravo di utilizzarli per i bagagli di quei passeggeri che classificavo come ‘potenzialmente sospetti’.  A quel tempo per me il fatto che un bagaglio passasse ai raggi-x significava soltanto che era per me sicuro aprirlo e controllarlo integralmente. In ogni caso il bagaglio era da controllare manualmente, in ogni sua parte, articolo per articolo, pieno e vuoto.

Quando la compagnia aerea chiuse diventai un’addetta alla sicurezza di quello stesso aeroporto. Seguii un corso di pochi giorni seguito da un periodo di addestramento sul luogo di lavoro. Dovevo imparare a prendere una decisione su un bagaglio in pochi secondi, in un tempo molto breve dovevo decidere se un bagaglio era pulito o sospetto ed eventualmente chiedere al proprietario del bagaglio di aprirlo per poterlo controllare manualmente.

Ero abituata a fare il profiling dei passeggeri, a parlare con loro, in modo da poter determinare se potessero rappresentare una minaccia per il volo oppure no, ora l’ultima cosa che mi si chiedeva era di parlare coi passeggeri, non c’era tempo, era inutile farlo per il sistema di sicurezza dell’aeroporto.

E’ un lavoro rutinario, troppo veloce, che si ripete uguale a se stesso ora dopo ora, giorno dopo giorno. Ci si distrae, si perde il controllo, dopo un po’ non vedi più chiaramente, dopo un paio di ore di lavoro tutto ciò a cui si pensa è “Liberiamoci di tutte queste code di passeggeri! Finiamo questo turno di lavoro e andiamo a casa”.

Ciò che è incredibile è che nessuno ti insegna ad osservare i passeggeri che ti sono di fronte, a parlare con loro, non c’è tempo, diventi una macchina che processa bagagli, non sei più un essere umano.

E nel sistema di smistamento dei bagagli da stiva dove i passeggeri non sono presenti? Anche peggio! Che cosa fare quando non capisci esattamente il contenuto del bagaglio? Se non sei in grado di decidere se rappresenta una minaccia per il volo oppure no? Chiami il passeggero nel BHS? Fermi il bagaglio e aspetti? Sì, tu DEVI farlo se hai un minimo dubbio, ma … pensate che nel mondo molto veloce di un aeroporto tutti si prendano il proprio tempo, la propria responsabilità, tutti sono corretti? Niente di speciale, particolare, degno di nota è mai accaduto in quell’aeroporto? Il bagaglio non ha una destinazione particolarmente a rischio? (Che cos’è una destinazione a rischio? New York? Tel Aviv? Istanbul? Dubai? …!!!). Probabilmente non è nulla? Allora il bagaglio segue il suo percorso verso le stive dell’aereo e magari hai la falsa idea di aver adempiuto al tuo compito: sei uno che prende decisioni velocemente, sei efficiente, sei un ottimo operatore. Se fai questo sei soltanto una persona molto stupida che farebbe meglio a fare un altro mestiere che non coinvolga le vite di altri esseri umani.  

Questo è un messaggio anche per quei manager che selezionano gli addetti alla sicurezza sulla base di non si capisce che cosa. Per favore prendete questa professione sul serio!

Non tutti sono in grado di svolgere questo lavoro, tutti devono avere una chance, ma per favore se non sono capaci non mettete le vite delle persone nelle mani di incompetenti! E per favore addestrateli in modo adeguato, osservateli sul luogo di lavoro, seguiteli, costruite con loro l’immagine di un aeroporto sicuro da dove è sicuro partire e arrivare. Ci vuole tempo, sforzo, ma ne vale la pena, dà soddisfazione, soprattutto dà SICUREZZA.

Ma torniamo al nostro principale argomento: le macchine r-x. La definizione dell’immagine è’ stata notevolmente migliorata se pensiamo che le vecchie machine r-x avevano un solo monitor in bianco e nero, molto scuro, dovevi avere immaginazione per decidere se un bagaglio conteneva qualcosa di sospetto oppure no.  

Con la nuova tecnologia, con i nuovi software applicati alle nuove macchine tutto è cambiato. Innanzitutto abbiamo due monitor, uno in bianco e nero che aiuta a vedere meglio i contorni, le forme delle cose, puoi scegliere di filtrare l’immagine a seconda della densità degli oggetti e, per osservare meglio il contenuto del bagaglio, puoi ingrandire l’immagine per analizzare al meglio i dettagli. L’altro monitor è a colori e ogni colore si riferisce ad un tipo di materiale di cui gli oggetti sono fatti.

Gli addetti alla sicurezza sono formati a riconoscere, tra le altre cose, gli ordigni esplosivi. Ma avete un’idea di come possono essere piccoli i componenti di un ordigno? E poi molti istruttori spiegano agli addetti alla security che l’esplosivo è per forza una massa organica, di conseguenza è per forza arancione. Ne siete sicuri? Siete sicuri di poter riconoscere dell’esplosivo all’interno di un oggetto molto comune che si trova a sua volta all’interno di un bagaglio molto comune?

E’ molto difficile riconoscere un ordigno in mezzo a tutti gli articoli molto comuni contenuti in ogni singolo bagaglio. Semplicemente perché un ordigno può assumere qualsiasi forma: la radio della Toshiba del volo 103 della Pan Am, le scarpe di Richard Reid sul volo dell’American Airlines a soli tre mesi dall’11 settembre, il corpo di due terroriste suicide a bordo di due voli russi nel 2004…

Davvero qualsiasi cosa e qualsiasi persona può nascondere un ordigno.

L’immagine delle machine r-x è molto chiara oggi, ciò che ancora manca è la terza dimensione, la dimensione della profondità. Osservando l’immagine al monitor di una macchina r-x non puoi sempre determinare la posizione degli oggetti, che cosa esattamente c’è all’interno di un oggetto, se è vicino, accanto, al di sopra di un altro oggetto. Immaginiamo l’esplosivo nascosto all’interno di un bagaglio a bordo del volo della Pan Am che esplose sopra Lockerbie il 21 dicembre 1988, era all’interno di una radio. La valigia con la radio passsò ai raggi x, ma tutto ciò che videro fu una radio e dei vestiti: un bagaglio molto comune con degli oggetti molto comuni all’interno.

La radio di Lockerbie avrebbe potuto essere fermata dal miglioramento della nuova tecnologia? Le macchine r-x sono sufficienti? Oppure occorre usare altri sistemi?

Io credo che DOBBIAMO usare tutto ciò che c’è a disposizione sul mercato. DOBBIAMO controllare e ricontrollare, DOBBIAMO usare sistemi multilivello, ma NON DOBBIAMO LASCIARE LA DECISIONE ALLE MACCHINE. Le macchine non sono perfette, la percentuale dei falsi allarmi è ancora alta.

Il FATTORE UMANO, l’esperienza, la capacità, gli occhi delle persone sono più decisivi e affidabili delle macchine. La macchina perfetta non esiste, possiamo fare un lavoro migliore soltanto con una persona molto professionale che lavora su quella macchina. Dobbiamo imparare ad usare la tecnologia a nostro vantaggio, non possiamo essere usati dalla tecnologia.

Dobbiamo migliorare le macchine, ma dobbiamo innanzitutto migliorare gli uomini che usano quelle machine, dobbiamo costruire un mondo più sicuro per i nostri figli ma anche per noi stessi. E’ utopia pensare di creare un sistema perfetto di sicurezza, ma il nostro compito, il nostro dovere, il nostro diritto deve essere quello di costruire un sistema sempre più difficile da superare per i terroristi, i criminali e tutti coloro la cui intenzione è quella di danneggiare la vita di persone innocenti che viaggiano per lavoro, vacanza, studio, trasferimenti, emergenza.

Con i sistemi r-x applicati a sistemi di terzo livello come machine tomografiche e rilevatori di esplosivo, le persone competenti, una visione e un’analisi dei rischi corrette, un intento comune (che deve essere quello di garantire la vita umana) possiamo raggiungere un buon livello di sicurezza, non perfetto, ma il più fattibile, umanamente parlando. Credo che molto sia stato fatto ma molto è ancora da fare. Lavoriamo insieme, andrà bene.

Ora che non sono più un’addetta alla sicurezza, che non lavoro più per una compagnia aerea, ma sono ancora nel settore dell’aviazione, in aula a parlare con le persone dei rischi di lavorare in un luogo pubblico come un aeroporto, a parlare con persone coinvolte nel cargo aereo, nel catering, check-in, personale di terra e di volo, posso dire che il problema principale, quello di cui tutti si lamentano sempre, quello che molti usano come scusa è lo stesso che sentivo da operatrice della sicurezza: la fretta, la mancanza di TEMPO: tutto deve essere fatto in fretta, tutto e tutti corrono in aeroporto.

Naturalmente l’aereo è il mezzo più veloce per spostare le persone da un posto ad un altro e non possiamo pensare di fermare questo, di rallentare troppo questo sistema. Ma prendiamo in considerazione se possiamo in ogni caso migliorarlo, prendiamo in considerazione se stiamo facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per renderlo più sicuro, prendiamo in considerazione che il tempo per giocare è finito e che DOBBIAMO fare del nostro meglio per combattere contro il terrore in tutte le sue forme.